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Suona l'allarme investimenti

di Andrea Lanzarini

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28 ottobre 2008


Differire gli investimenti: questo potrebbe essere l'effetto del rallentamento – secondo le stime in Emilia-Romagna l'anno si chiuderà con un Pil in aumento dello 0,8%, decisamente meno rispetto al 2% del 2007 – e della stretta del credito. E mentre le associazioni di categoria intensificano gli incontri con le banche e si ingegnano per arginare la frenata degli investimenti (potenziando i consorzi fidi, consolidando il patrimonio delle imprese), la Regione ha attivato un tavolo con Abi e Confidi e ha proposto un accordo con le banche per utilizzare i 50 milioni, recentemente stanziati per abbattere i tassi d'interesse e agevolare il credito.
«Siamo immersi in una crisi molto più pesante del previsto - afferma Anna Maria Artoni, presidente di Confindustria Emilia-Romagna – e le ricadute negative sull'economia sarebbero ancora più gravi se, in un momento così difficile, le imprese venissero private delle risorse necessarie per poter lavorare e investire. Per questo, abbiamo proposto alle banche e alla Regione un'attenzione particolare che segua e sostenga la capacità competitiva del sistema produttivo». L'industria, in particolare, chiede alla Giunta di individuare gli strumenti giusti per sostenere gli investimenti e la liquidità delle imprese. «Anche noi imprenditori – conclude Artoni – dovremo concentrarci sempre di più sui fondamentali delle aziende, ossia sulla capitalizzazione, sulla capacità di crescere e di investire».
Una fotografia della situazione in Emilia-Romagna – un sistema di quasi 478.500 imprese e poco meno di 2 milioni di occupati – la scatta Emanuel Danieli, direttore di Fidindustria, il Confidi industriale che ha garanzie in essere per 190 milioni: «Le imprese stanno pensando di differire gli investimenti e cercano di rientrare dei crediti in essere o dilazionare i pagamenti. Sta aumentando il ricorso ai Confidi e ci aspettiamo che cresca ancora: alcune operazioni, come il trasferimento di un debito dal breve al medio-lungo periodo, sono già frequenti e verso fine anno è atteso un aumento di domande per finanziamenti straordinari sul breve termine, per esempio per pagare le tredicesime». La stretta del credito è registrata anche dal Confidi industriale, seppure strisciante: alcune banche chiedono di rivedere in alto i tassi praticati, altre pongono difficoltà nel rinnovare linee a breve o chiedono alle imprese di differire investimenti a medio-lungo termine o concedono prestiti inferiori alle richieste.
Una situazione confermata anche dall'indagine di Unindustria Bologna che ha rilevato tra le sue iscritte con meno di 15 dipendenti alcuni problemi: «Soprattutto le Pmi – spiega Stefano Aldrovandi, consigliere delegato per il Credito – hanno più difficoltà a ottenere fondi. E si sta verificando un aumento del costo degli investimenti: una situazione difficile che sta già spingendo le aziende non a rinunciare, ma a posticipare gli investimenti». Per fronteggiare questa situazione, Unindustria ha presentato alle banche un pacchetto di proposte: «Tra queste, quella di valorizzare gli imprenditori – precisa Aldrovandi – che rafforzano il patrimonio delle aziende, con un finanziamento delle banche di pari importo dell'aumento del capitale sociale, a tassi di favore, nel medio periodo».
Aumenti dei costi del credito e difficoltà a ottenere prestiti sono segnalati anche da Confindustria Rimini; da Ferrara indicano problemi nel rinnovo degli affidamenti a breve e una maggiore selettività da parte delle banche. «E le imprese – conferma il direttore di Confindustria Ferrara, Roberto Bonora – restano in attesa. Certo che, se la crisi sarà lunga, non basteranno l'auspicata riduzione dei tassi e fondi di controgaranzia più ricchi, cosa per la quale siamo fortemente impegnati, per tenere alti gli investimenti».
Un'altra proposta arriva dagli artigiani: «Chiederemo alla Giunta regionale – conclude Gabriele Morelli, segretario regionale Cna – in sede di elaborazione del Bilancio di sostenere il sistema produttivo con interventi strutturali. Non è più differibile l'impegno di destinare una parte dei maggiori introiti derivanti dal ritocco dell'addizionale Irpef a favore dell'economia».

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